Quasi 50mila mila domande: è questa la cifra delle domande presentate nel 2019 dalle aziende agricole o da quelle del settore turistico-alberghiero per integrare le loro esigenze con lavoratori stagioni extra Unione Europea assumendoli, come previsto dal Decreto Flussi per l’anno in corso.
In realtà però la quota prevista per questi due comparti è di poco superiore a 18mila lavoratori e quindi due terzi delle domande non potranno comunque essere accolte favorevolmente.
Sappiamo che al momento non tutte le domande sono ancora state esaminate dal ministero, ma intanto c’è una prima stima ufficiale.
A fronte delle 18.000 quote per lavoro stagionale sono state presentate, a partire dal 24 aprile scorso, 47.056 domande e sono stati rilasciati 9.932 nulla osta.
Dati sulle domande pervenute al Ministero dell’interno per ogni singola quota prevista dal «decreto flussi» 2019
A parlare di numeri è stato Matteo Mauri (Partito Democratico) che nel governo Conte-bis è stato nominato come viceministro dell’Interno.
Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, Mauri ha spiegato che al momento nulla osta già rilasciati per lavoro stagionale sono poco meno di 10 mila.
E il lavoro stagionale rappresenta l’unico criterio valido per la richiesta di visto e l’ingresso del lavoratore in Italia.
Dalla relazione del viceministro sono anche emersi dati concreti sulla provenienza dei lavoratori stagionali che hanno presentato domanda flussi
Quasi la metà di loro, pari al 48%, ha la cittadinanza indiana.
A seguire ci sono cittadini marocchini (per il 21% delle richieste) e albanesi al 12% Indianiin testa anche alla speciale classifica per i lavoratori che hanno già ottenuto il permesso di entrare in Italia per motivi professionali.
Autorizzati ad entrare sono il 31% di indiani, seguiti da albanesi (con il 24%) e dai marocchini (al 16%).
Oltre ai 18mila posti nei settori dell’agricoltura e del turismo alberghiero, il decreto flussi 2019 ha previsto altri 12.850 posti, per conversioni ma per ora sono state presentate più di 9 mila domande.
Si tratta soprattutto di conversioni di permessi di soggiorno che erano stati rilasciati per altro motivo e ora vengono trasformati in permessi per lavoro.
Ma ci sono anche ingressi per lavoro autonomo oppure ingressi per lavoro subordinato legati a casi particolari.
Come ad esempio nel caso di discendenti di cittadini di origine italiana residenti Venezuela e Brasile, Argentina e Uruguay.
O ancora lavoratori formati nel Paese d’Origine. Anche in questi ultimi settori a prevalere numericamente sono i cittadini indiani, con più di tremila domande presentate.
Decreto flussi non è più uno strumento efficace
Giuseppe BRESCIA (movimento cinque stelle), replicando, ringrazia il Sottosegretario per la risposta fornita, di cui si dichiara soddisfatto.
Ricorda che le quote sono pari a 18 mila unità per lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero e a 12.850 ingressi per lavoro subordinato non stagionale, autonomo e conversioni, rammentando inoltre che il prossimo 31 dicembre scadrà il termine per la presentazione delle domande flussi 2019.
Rileva quindi come i dati confermino alcune storture del sistema su cui è necessario intervenire.
D’altronde già a inizio luglio erano oltre 44 mila le domande presentate da aspiranti datori di lavoro per assumere lavoratori stagionali in agricoltura e nel settore turistico-alberghiero.
Questo rapporto conferma che il decreto flussi non è più uno strumento efficace, anche per l’assenza da oltre dieci anni del documento programmatico triennale.
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