Disoccupazione per badanti straniere

NASPI 2021 per colf e badanti: domande e requisiti

In merito alla situazione di badanti e colf straniere, ci si domanda spesso se sono una categoria di lavoratori cui spetta la disoccupazione indennizzata Inps conosciuta come Naspi. Trattandosi di un ambito specifico corredato di un proprio regolare CCNL di categoria, vediamo cosa prevede il nostro ordinamento a riguardo.

Per rispondere nettamente al quesito, la NASPI è un’indennità di disoccupazione spettante anche a colf e badanti, purchè si tratti di lavoratori appartenenti al settore domestico in regola. Scatta in automatico (ma occorre inviare online la domanda) il diritto a beneficiarne nel momento in cui il rapporto di lavoro viene a cessare.

Iniziamo col dire che la disoccupazione Naspi spetta anche a badanti, colf e a qualsiasi lavoratore del settore domestico regolarmente assunto.

La naspi spetta naturalmente nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro. Ma quali sono le condizioni di accesso alla Naspi?

Requisiti 2021 per accesso alla NASPI

Una badante che vuole avere accesso alla Naspi deve godere di alcuni requisiti. Quello di default è sicuramente il fatto che la cessazione del rapporto di lavoro non sia dipesa dalla volontà del lavoratore, se non nei casi espressamente annoverati dalla legge come giusta causa (se le dimissioni avvengono per un motivo previsto dalla legge si ha diritto lo stesso alla Naspi).

Per avere accesso alla disoccupazione occorre che l’interessato presenti una domanda di disoccupazione presso l’Inps. A voler chiarire il quadro della situazione, si può dire che la Naspi si ha in presenza di questi requisiti:

  • Aver perso il lavoro per licenziamento o per altra causa indipendente dalla volontà della lavoratrice o del lavoratore;
  • Almeno 13 settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni;
  • Almeno 5 settimane di lavoro negli ultimi 12 mesi.

Come si calcolano le settimane di lavoro per la Naspi badanti e colf

Il problema per colf e badanti è che spesso le assunzioni della loro posizione vengono fatte ad ore trattandosi di lavoro giornaliero o settimanale. La qual cosa non permette di ottenere facilmente il calcolo delle settimane di lavoro nell’anno precedente o nei 4 anni precedenti che sono tra i fondamentali requisiti per accedere alla Naspi.

Per rendere più agevole il conteggio c’è da dire che si considerano 30 giorni di lavoro nel settore come l’equivalente di 5 settimane da 6 giorni lavorativi ciascuna. Tuttavia in una settimana di lavoro, ai fini dell’accesso alla NASPI, non possono esserci al di sotto di 24 ore lavorative. Il calcolo è abbastanza semplice.

Facciamo un esempio: chi vuole effettuare un controllo sulle settimane utile dell’ultimo anno, basta fare una somma delle ore di lavoro pagate sui bollettini Mav dei versamenti dei contributi trimestralmente dovuti dal datore di lavoro (una copia dovrebbe sempre essere rilasciata al lavoratore), e dividerli per 24.

Se si vogliono raggiungere le 5 settimane nell’ultimo anno come prevede la legge, occorre aver prestato non meno di 120 ore di lavoro nell’ultimo anno e 312 negli ultimi 4 anni.

Domanda per la Naspi

Detto quanto non resta che capire come presentare all’INPS la domanda. Per farlo basta presentarsi presso un ente preposto tipo Patronato o in autonomia usando Spid, Cns, Cie o Pin Inps.

Il valore massimo di Naspi a cui si può avere accesso è pari a 1.335,40 euro (importo aggiornato 2021). A partire dal 4° mese di fruizione la Naspi scende del 3% al mese come importo.

Per ciò che concerne la durata della Naspi, nel caso di colf e badanti tutto varia a seconda del numero di mesi di contributi versati e di solito vale la metà delle settimane lavorate nei 4 anni che precedono la domanda, fino ad un massimo di 24 mesi.

Bisogna effettuare la richiesta a pena di decadenza non oltre i 68 giorni dalla perdita del lavoro eccezion fatta se la cessazione del rapporto lavorativo è avvenuto quest’anno (fino al 31 dicembre 2021). A causa infatti dell’emergenza Covid è stato allungato il termine massimo a 128 giorni.

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