L’evasione fiscale e contributiva diventa un requisito del permesso di soggiorno se passerà il disegno di legge
Le Lega di Salvini al Governo con il Presidente Meloni lancia il primo assalto ai diritti degli stranieri regolari in Italia, mentre l’attenzione dei primi mesi di governo è stata focalizzata sulle ONG e le navi che operano nel Mediterraneo con le missioni di recupero dei profughi, ora tocca agli extracomunitari già stabilizzati nel Belpaese.
L’occasione è un disegno di legge presentato il 13 novembre 2022 da un gruppo nutrito di Parlamentari che trovano spunto per limitare il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno introducendo la violazione delle norme in materia fiscale contributiva come ostativa.
Ad oggi si richiede all’immigrato regolare il possesso un reddito minimo pari all’assegno sociale derivante da fonti lecite (quindi da lavoro subordinato, lavoro autonomo, pensioni e rendite nella residenza elettiva e così via).
Con la modifica si passerebbe a richiedere anche come requisito l’assolvimento degli obblighi di versamento delle tasse, imposte e contributi che sono conseguenza del possesso di questi redditi.
Quindi l’evasione dei pagamenti di 730, UNICO, 770, DM10 avrebbe pesanti conseguenze sulla vita dei cittadini stranieri in Italia.
Con il provvedimento si cerca di contrastare la concorrenza sleale che si crea tra imprese che pagano le tasse e imprese create da evasori sistematici. Le società che gestiscono imprese etniche di commercio e ristorazione che cambiano continuamente titolare entrano pertanto nel mirino del governo.
Le motivazioni del disegno di legge
Il progetto così riporta le linee del provvedimento e le sue finalità:
“Insieme al permesso di soggiorno è consegnato allo straniero un patrimonio di diritti la cui conservazione è strettamente associata al suo pieno inserimento sociale e lavorativo.
Questa duplice condizione richiede, tra l’altro, da parte dello straniero, l’osservanza di un preciso quadro di doveri, tra i quali rientra quello di versare regolarmente le imposte e i contributi.
Il mancato rispetto delle disposizioni in materia fiscale e contributiva, oltre a costituire un danno economico palese per lo Stato, finisce per rappresentare un fattore di concorrenza sleale ai danni dei lavoratori regolari, italiani o stranieri che siano.
Pertanto, le esigenze di tutela della situazione soggettiva del richiedente non possono non bilanciarsi con l’interesse al buon ordine e al rispetto delle norme poste dallo Stato.
A tal fine, la sanzione del mancato rinnovo del permesso di soggiorno costituisce un efficace deterrente contro il ricorso a condotte scorrette ed estranee all’ambito di stretta legalità nonché dannose per l’economia nazionale, poste in essere da stranieri che aspirano a vivere nel territorio italiano”.
Il testo della proposta di legge che modifica il testo unico immigrazione
Modifiche al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di rinnovo del permesso di soggiorno. Disegno di legge presentato il 13 ottobre 2022:
Art. 1. 1. Al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 5, dopo il comma 5-ter è inserito il seguente:
« 5-quater. Il rinnovo del permesso di soggiorno è negato quando a carico dello straniero si accerti la violazione di disposizioni in materia fiscale o contributiva »;
b) all’articolo 9-bis, dopo il comma 6 è inserito il seguente:
« 6-bis. Il rinnovo del permesso di soggiorno è negato se ricorrono le condizioni di cui all’articolo 5, comma 5-quater ».
La proposta di legge è d’iniziativa dei deputati BORDONALI, MOLINARI, IEZZI, CAVANDOLI, BARABOTTI, BOF, CRIPPA, FURGIUELE, MONTEMAGNI, ZIELLO
L’attuale giurisprudenza del Consiglio di Stato
L’orientamento giurisprudenziale afferma il principio che la disponibilità di un reddito minimo da parte dell’immigrato è richiesta dal legislatore come requisito essenziale ai fini del rilascio/rinnovo del titolo di soggiorno al fine di evitare non solo che entrino nel territorio nazionale persone dedite ad attività illecite, ma, altresì, che persone indigenti beneficino delle prestazioni sanitarie e sociali e, quindi, in mancanza di reddito imponibile, vengano a gravare sul pubblico erario.
La posizione di evasore previdenziale e fiscale, non costituisce però elemento sufficiente da cui desumere che l’attività lavorativa dell’immigrato sia fittizia e che, quindi, in capo al medesimo manchi il requisito della disponibilità di un reddito sufficiente per vivere proveniente da attività lecita.
Invece la evasione fiscale e contributiva, in conformità con il principio di legalità, non può essere una ragione, neanche indiretta, di diniego del rinnovo del permesso di soggiorno, in quanto il legislatore non ha previsto che la evasione fiscale sia causa ostativa, in se stessa considerata, per cui una eventuale situazione di evasione in capo all’immigrato, regolarmente accertata, deve essere oggetto di provvedimenti tipici, adottati dai organi competenti dell’Amministrazione fiscale e dagli enti previdenziali, diretti al contrasto all’evasione mediante sia il recupero del credito sia la sanzione dell’inosservanza della fiscale e tributaria .
avvocato per stranieri
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