Nuovo decreto flussi, Governo al lavoro per bruciare i tempi

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi anticipa la tempistica del nuovo decreto flussi 2022

Il titolare del Viminale ha anticipato alcuni aggiornamenti sulla roadmap che porterà alla luce il nuovo provvedimento per i lavoratori stranieri extracomunitari: “Stiamo lavorando per bruciare i tempi. Il Governo purtroppo è salito a bordo da pochissimo”, l’ipotesi è che possa essere emanato entro il 2022 non è una certezza ma il Ministero si è attivato in tal senso: “Ci stiamo lavorando con i colleghi di governo, è un lavoro di coordinamento. L’importante è farlo bene e nei tempi giusti“.

Il decreto flussinon andrà in Cdm ma verrà poi recepito in un Dpcm“, quest’ultimo un tipo di atto emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri che prende la denominazione di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (d.p.c.m.). Questo per velocizzare la procedura di pubblicazione.

L’incognita dell’articolo 22 comma 2 del Testo unico sull’immigrazione

Il Ministero dell’Interno intende rispolverare un comma del testo Unico immigrazione spesso dimenticato, secondo cui:

Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia che intende instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all’estero deve presentare, previa verifica, presso il centro per l’impiego competente, della indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale, idoneamente documentata, allo sportello unico per l’immigrazione della provincia di residenza ovvero di quella in cui ha sede legale l’impresa, ovvero di quella ove avrà luogo la prestazione lavorativa: a) richiesta nominativa di nulla osta al lavoro; b) idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa per il lavoratore straniero; c) la proposta di contratto di soggiorno con specificazione delle relative condizioni, comprensiva dell’impegno al pagamento da parte dello stesso datore di lavoro delle spese di ritorno dello straniero nel Paese di provenienza; d) dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro“.

Pertanto “Il tutto avverrà in attuazione di quanto già previsto dall’articolo 22, comma 2, del testo unico immigrazione che impone al datore di lavoro, che intende instaurare un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all’estero, di documentare la indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale”.

Cosa cambierà nel Decreto Flussi 2022: le quote per stranieri vengono dopo i percettori del reddito di cittadinanza

Da diversi anni le forze politiche di centrodestra prendono di mira il Decreto Flussi, in particolare il raddoppio delle quote di ingresso dei lavoratori stranieri voluto dal precedente esecutivo e stabilito con il Decreto dello scorso anno.

Un incremento che si è rivelato necessario per coprire la forte carenza di manodopera in alcuni settori cruciali: quello agroalimentare in primis, ma anche l’edilizia, trasporto, il turistico-alberghiero e altri ancora.

Lega e Fratelli d’Italia hanno criticato questo approccio, sostenendo che buona parte di quei posti potevano essere occupati dai percettori del reddito di cittadinanza che non ancora riescono a trovare un impiego.

Stando a quanto comunicato nelle scorse ore dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sembra proprio che il nuovo governo di centrodestra guidato dalla premier Giorgia Meloni voglia muoversi esattamente in questa direzione.

Piantedosi ha infatti precisato che nel prossimo Decreto Flussi – che va a stabilire le quote di ingresso per i lavoratori stranieri in base alle esigenze del mercato – si terrà conto di quanti, tra coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, accetteranno un’offerta di lavoro, in modo tale da andare a coprire la carenza di manodopera.

Prima gli italiani, quindi, per l’esecutivo composto da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia: solo in seguito verranno stabilite le quote di ingresso per i lavoratori stranieri che potranno quindi entrare e lavorare legalmente in Italia. Ma anche su questo il governo di centrodestra ha deciso di imporre dei requisiti ben precisi.

Verranno infatti privilegiati i lavoratori stranieri che provengono da Paesi che accetteranno di collaborare per porre un argine alle partenze dei migranti e che acconsentiranno anche a riprendere coloro che verranno rimpatriati dall’Italia.

“Abbiamo discusso tra i ministri interessati per cominciare a porre le basi. Ci stiamo lavorando, non escludo che a breve ci arriveremo”, ha detto il ministro Matteo Piantedosi, precisando che il numero di lavoratori stranieri che faranno il loro ingresso in Italia tramite il Decreto Flussi sarà al netto di coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza “e possono essere canalizzati verso il mercato del lavoro”.

L’obiettivo del governo guidato dalla premier Giorgia Meloni è pertanto quello di ottenere tre risultati con un solo provvedimento: diminuire gli ingressi dei cittadini stranieri, avviare una collaborazione maggiormente attiva e fruttifera con i Paesi di origine e fare in modo che una parte di coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza vengano convinti ad accettare il lavoro proposto.

Ma la misura su cui sta ragionando il governo Meloni lascia più di una perplessità. Come accennato, lo scorso anno il governo Draghi varò un Decreto Flussi che prevedeva l’ingresso di 70.000 lavoratori stranieri, il doppio rispetto al Decreto Flussi dell’anno precedente.

Nonostante questo grande afflusso, la carenza di manodopera si fece comunque sentire, tanto che gli imprenditori richiesero molti più lavoratori. Basti pensare che la Coldiretti ha fatto sapere di aspettarsi una quota superiore alle 100.000 unità nel nuovo Decreto.

“Noi abbiamo chiesto di verificare se ci sono persone sul piano interno che vogliono lavorare nel settore primario”: sono le parole del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che spiega il motivo che ha spinto la maggioranza di governo a fare ricorso anche al bacino di coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza.

“Io mi rifiuto di pensare che noi importiamo schiavi, ma occorre dare la giusta formazione”, ha poi aggiunto Lollobrigida.

Piantedosi si affida anche a quanto espresso nel Testo Unico sull’Immigrazione, dove si afferma che il datore di lavoro può avvalersi di una persona residente all’estero a condizione che non esista la stessa disponibilità da parte di un lavoratore che già è presente sul territorio nazionale.

Problematiche sul personale ridotto delle Prefetture

La percentuale di pratiche lavorate del decreto flussi 2021 è intorno al 99 %, ma i lavoratori stranieri effettivamente impiegati, su 69.000 previsti, sono stati poco più di 50.000 (4.200 i pareri negativi, 2.000 le rinunce).

Le prefetture sono da molto tempo a corto di personale tanto che dopo più di 2 anni non sono ancora riusciti ad evadere le 200.000 pratiche di emersione dal lavoro nero gli stranieri già presenti in Italia.

Sintesi a cura dello Studio

avvocato imperia sanremo, studio legale
pratiche per stranieri

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