Permesso di soggiorno nomade digitale

Nomadi digitali: chi sono e come lavorare in Italia

Complici le nuove tecnologie e nuove filosofie di vita improntate sulla mobilità, sono sempre più le persone che potremmo definire “nomadi digitali”. Ma chi sono effettivamente? E come si ottiene questo visto in Italia? Scopriamo insieme le ultime novità.

Chi sono i nomadi digitali

I nomadi digitali sono professionisti afferenti a vari ambiti che sfruttano le tecnologie digitali e la connessione a Internet per lavorare da remoto, senza essere legati a un luogo fisso o a un tradizionale ambiente lavorativo.

Questo stile di vita è emerso come una risposta alla crescente diffusione del lavoro digitale e ha trovato ulteriore slancio durante la pandemia di Covid-19, quando molte aziende hanno adottato lo smart working come misura di sicurezza.

Il nomadismo digitale è sostanzialmente un approccio professionale che offre una combinazione di libertà e responsabilità.

Chi compie questa scelta di vita, infatti, lo fa sostanzialmente per bilanciare il lavoro con la passione per i viaggi, o comunque per una libertà di movimento, scegliendo liberamente dove e quando lavorare.

Sicuramente si tratta di un modo tutto nuovo di intendere il lavoro, ben lontano dalla stabilità e dalla staticità a cui le generazioni precedenti erano abituate.

Oggi non sembra essere più sufficiente un lavoro sicuro ma, al contrario, il trend vira più che altro verso una particolare attenzione allo stile di vita, alla flessibilità ed alla libertà, insomma una filosofia di vita incentrata non più solo sul lavoro.

Quali sono i lavori più svolti

Tra i nomadi digitali, ci sono una serie di professioni che si adattano perfettamente allo stile di vita flessibile e itinerante che scelgono di condurre, anche se quella che segue non può essere considerata una lista esaustiva.

Uno dei lavori più comuni è quello di blogger. I blogger possono gestire i propri blog personali o lavorare per aziende, creando e curando contenuti su una vasta gamma di argomenti.

Un’altra professione molto diffusa tra i nomadi digitali è quella di copywriter. Scrivere testi per il web o contenuti promozionali richiede solo una connessione a Internet e un computer, il che lo rende ideale per chi vuole lavorare in movimento.

I digital marketer sono anche molto ricercati, poiché possono gestire campagne pubblicitarie online da qualsiasi parte del mondo, contribuendo così a promuovere prodotti e servizi globalmente.

Gli e-commerce manager sono responsabili della gestione delle vendite online di un’azienda, un ruolo che si presta bene al lavoro remoto.

I graphic designer possono creare e vendere i propri lavori da qualsiasi luogo, mentre gli addetti all’inserimento dati possono digitalizzare informazioni da remoto, rendendo entrambe le professioni ideali per i nomadi digitali.

I programmatori possono specializzarsi in diversi settori, dalla creazione di software all’analisi dei dati, svolgendo ovviamente il proprio lavoro ovunque ci sia una connessione Internet affidabile.

Infine, i social media manager, una figura sempre più richiesta, sono coloro che gestiscono la presenza online delle aziende sui vari canali social, mentre i traduttori lavorano su una vasta gamma di progetti di traduzione, il che li rende entrambi lavori ideali per chi desidera un lavoro flessibile e remunerativo da qualsiasi parte del mondo.

Permesso di soggiorno, cosa prevede la legge italiana

Secondo le nuove disposizioni legislative italiane, i nomadi digitali, definiti come cittadini di Stati extracomunitari che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata utilizzando strumenti tecnologici che consentono loro di lavorare da remoto, possono richiedere uno specifico permesso di soggiorno per lavorare in smart working dall’Italia.

Questa opportunità è aperta sia per lavoratori autonomi che per collaboratori o dipendenti di aziende, anche non residenti in Italia.

Per i periodi di soggiorno superiori a novanta giorni, è consentito l’ingresso e il soggiorno al di fuori delle quote annuali stabilite per i lavoratori extracomunitari. Tuttavia, per soggiorni inferiori a novanta giorni, è necessario ottenere un visto di ingresso e un permesso di soggiorno appositamente denominato “Nomadi digitali”.

L’ingresso come nomade digitale o come lavoratore da remoto non richiede un nulla osta provvisorio, semplificando così il processo di ingresso nel Paese per questi professionisti altamente qualificati.

La procedura per ottenere il visto d’ingresso

Per ottenere il visto da nomade digitale in Italia, il soggetto richiedente deve presentare una dichiarazione sottoscritta dal datore di lavoro, unitamente ad una copia del documento di riconoscimento.

Questa autocertificazione deve attestare altresì l’assenza di condanne recenti per alcune specifiche categorie di reati, come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, l’emigrazione clandestina, il reclutamento di persone per la prostituzione o l’intermediazione illecita del lavoro.

Dopo aver ottenuto il visto d’ingresso, il nomade digitale deve richiedere il permesso di soggiorno alla questura della provincia in cui si trova entro otto giorni lavorativi dall’ingresso in Italia.

Questo permesso riporterà la dicitura “nomade digitale – lavoratore da remoto” ed avrà validità per un anno, rinnovabile annualmente. Il rinnovo è possibile a patto che persistano le condizioni e i requisiti che hanno portato al rilascio del permesso.

Il ricongiungimento familiare è consentito per i familiari del nomade digitale, i quali potranno ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari della stessa durata di quello rilasciato al lavoratore. La questura comunicherà il rilascio del permesso di soggiorno all’Ispettorato territoriale del lavoro, trasmettendo copia del contratto di lavoro o collaborazione.

A questo punto, il codice fiscale sarà generato e comunicato dalla questura al momento del rilascio del permesso di soggiorno ed inoltre i nomadi digitali potranno richiedere l’attribuzione di una Partita IVA all’Agenzia delle entrate, la quale riceverà comunicazione del rilascio del visto dalla questura.

Il lavoratore sarà soggetto alle regole fiscali vigenti, con la possibilità per il Fisco italiano di scambiare informazioni con altri Paesi sull’affidabilità fiscale del nomade digitale. In caso di violazioni fiscali, l’Agenzia delle entrate comunicherà direttamente alla questura che ha rilasciato il permesso di soggiorno la posizione del lavoratore.

Infine, il visto può essere rifiutato e se già rilasciato può essere revocato, se il datore di lavoro è stato condannato anche in via non definitiva negli ultimi cinque anni, mentre il permesso di soggiorno può essere revocato se il lavoratore o l’impresa non rispettano gli adempimenti fiscali e contributivi.

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