Permesso di soggiorno per convivenza

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Permesso di soggiorno, la convivenza diventa un fattore determinante

Il Consiglio di Stato conferma : se la convivenza con un cittadino italiano è documentata, il permesso di soggiorno va concesso

E’ un punto di svolta in tema di concessione del permesso di soggiorno quello espresso di recente dal Consiglio di Stato che ha ripreso una sentenza della Cassazione datata 2016 : al cittadino extracomunitario, per ottenere la concessione del permesso di soggiorno, sarà sufficiente poter dimostrare di essere convivente con un italiano.

La sentenza è arrivata a confermare una risposta che la Cassazione aveva fornito dopo il ricorso presentato dagli avvocati di una signora extracomunitaria alla quale la Questura di Brescia aveva rifiutato la concessione del permesso di soggiorno in quanto nella sua richiesta aveva allegato un contratto fittizio come collaboratrice domestica che comunque non poteva garantirle un reddito sufficiente in base ai parametri fissati dalla legge (cioè almeno uguale all’importo dell’assegno sociale secondo l’anno di riferimento).

Questo era e rimane un requisito fondamentale, al pari di un rapporto matrimoniale con un cittadino o una cittadina italiana per ottenere un permesso di soggiorno per motivi di famiglia.

Legge Cirinnà e permesso di soggiorno

Dal 2016 però grazie alla cosiddetta ‘Legge Cirinnà‘ è stato riconosciuto che anche la convivenza di fatto e le unioni civili ufficialmente registrate hanno lo stesso valore dei matrimoni e quindi ha allargato le maglie a coppie che prima non potevano godere degli stessi diritti riservati a coloro che sono regolarmente sposati.

Un’opportunità che è stata sfruttata anche in questo caso specifico, perché la signora alla quale era stata respinta la domanda aveva cercato di ottenere il permesso con un contratto come colf presso l’uomo con il quale conviveva da tempo, ma alla luce della bocciatura dovuta al reddito ha presentato ricorso al Tar regionale lombardo.

Nel ricorso i suoi avvocati hanno sostenuto come alla sua sussistenza non mancasse assolutamente nulla, ché da molto tempo era in piedi un rapporto di convivenza di fatto in maniera stabile con l’uomo italiano presso il quale abitava.

Una spiegazione chiara, ma non sufficiente per il Tar che ha inteso il contratto di lavoro come collaboratrice redatto solo per favorire il rinnovo del permesso di soggiorno della signora e quindi fittizio.

A mettere la parola fine, dopo la Cassazione, è stato il Consiglio di Stato secondo il quale la Questura di Brescia doveva anche considerare, in sede di esame della domanda, tutto il reddito del nucleo familiare di appartenenza della signora, considerando quindi anche il reddito dell’uomo italiano con chi conviveva in maniera stabile e alla luce del sole.

Quindi nonostante il contratto come colf fosse fittizio, di per sé la convivenza e la possibilità di mantenersi dovevano essere condizioni sufficienti per la concessione del permesso.

Infatti ci sono diverse sentenze pronunciate dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo che ha sottolineato più volte l’importanza dei legami affettivi di una coppia e la necessità di non obbligare i migranti a doversi per forza sposare per aver una vita regolare.

Così diversi Paese dell’UE (ma al momento non l’Italia) hanno già la legge in materia che regola i permessi di soggiorno introducendo un modello nuovo che si chiama permesso di soggiorno “per vita privata e familiare.

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