L’Associazione giuridici immigrazione anticipa che ricorrerà alla Consulta contro la parte della norma che prevede dieci anni di residenza e possesso del permesso di lungo periodo
Appena il tempo di aprire ufficialmente gli sportelli per le richieste del reddito di cittadinanza e sono pronti anche i ricorsi di chi si sente tagliato fuori da questa forma di sostegno economico.
Come i cittadini stranieri, inizialmente tagliati fuori dai capitoli della legge che prevedono dieci anni di residenza in Italia ma anche il possesso del permessi di lungo periodo.
L’avvocato membro dell’Asgi (sigla che sta per Associazione studi giuridici sull’immigrazione) è convinto che ci siano ottimi motivi per dichiarare incostituzionale la norma e per questo verrà presentato un primo ricorso, probabilmente al Tribunale del Lavoro di Milano, che in caso di risposta positiva farà da giurisprudenza anche per il resto del Paese.
A dare ragione ai ricorrenti, secondo l’avvocato, sarà la sentenza numero 166 della Corte Costituzionale del luglio 2018 che si rifà all’articolo 3 della Costituzione sulla pari dignità sociale e uguaglianza.
Stabiliva come incostituzionale l’obbligo della residenza per cinque anni sul territorio regionale o per dieci su quello nazionale richiesto ai cittadini extracomunitari per accedere al ‘bonus affitti’, ossia il contributo per il pagamento del canone di locazione del quale possono beneficiare gli indigenti.
E poi ci sono altre sentenze sempre della Consulta negli ultimi anni su casi diversi che in comune però hanno lo stesso principio, ritenendo cioè che mettere un paletto come la residenza prolungata per tanti anni in Italia, solo per i cittadini di passaporto extracomunitario, sia illegittimo e leda anche la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Inoltre anche il permesso di lungo periodo è un controsenso perché per ottenerlo servono almeno cinque anni di residenza corredati da reddito minimo e un alloggio adeguato.
Ma secondo l’avvocato è assurdo che una misura di contrasto alla povertà preveda in sé un presupposto legato al reddito e ricorda come la Consulta debba decidere sulla costituzionalità del titolo relativo al permesso di lungo periodo per l’attribuzione dell’assegno sociale.
Se verrà stabilito che è incostituzionale in quel caso, non di capisce perché non dovrebbe essere lo stesso anche nel caso del reddito di cittadinanza per gli immigrati.
In ultimo, c’è il problema dell’obbligo che ha chi presenta domanda di allegare i documenti che confermano il patrimonio nei Paesi d’origine.
Un requisito che rischia di limitare ancora maggiormente le richieste, perché gli stranieri interessati dovrebbero tornare nei loro Paesi d’origine per andare e richiedere quei documenti, con logiche perdite di tempo e in alcuni casi senza nessuna possibilità che effettivamente ci sia un ufficio dai quali ottenerli.
L’Asgi al momento aspetta che le domande di reddito di cittadinanza dei cittadini extracomunitari vengano respinte in base ai due criteri contestati.
A quel punto depositerà i primi ricorsi di chi deciderà di rivolgersi ai suoi servizi. Poi la palla passerà alla Consulta.
Nuovo contrasto al reddito di cittadinanza per gli Stranieri in Italia
Nuova stretta del governo, sono troppi secondo la corrente leghista gli extracomunitari che percepiscono il sussidio : 60.000 sui 480.000 ai quali finora è stato autorizzato il reddito di cittadinanza.
Molti paletti per ridurre agli stranieri : la residenza in Italia da 10 anni dei quali gli ultimi due senza interruzioni, un’attestazione dei loro beni nei Paesi di provenienza con la legalizzazione dei Consolati.
Tutto ciò non ha fermato le richieste con l’assegno degli stranieri che tocca sovente i cinquecento euro.
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