Reddito di cittadinanza, limitazioni importante per gli extracomunitari
Essere residenti in Italia da almeno dieci anni non basta più. Con il nuovo emendamento alla legge gli extracomunitari dovranno presentare diversi documenti provenienti dal loro Paese d’origine
Potenzialmente il reddito di cittadinanza non fa distinzioni, tanto da poter essere incassato dai cittadini italiani come da quelli extracomunitari residenti in maniera regolare nel nostro Paese.
Questo però solo sulla carta, perché un emendamento alla legge approvato proprio nei giorni scorso dalla Commissione Lavoro stringe in maniera importante i cordoni della borsa limitando l’accesso a questo tipo di sostegno al reddito.
Infatti la concessione del reddito di cittadinanza agli stranieri extracomunitari non sarà legata soltanto alla presentazione dell’Isee, come invece era stato previsto in un primo tempo, ma sarà strettamente dipendente dalla presentazione di una certificazione che attesti con precisione il reddito e il patrimonio del nucleo familiare.
Certificazione del paese d’origine
Dovrà essere rilasciata dallo Stato di provenienza e come avviene per tutti gli altri documenti relativi alla richieste di permesso di soggiorno tradotta in italiano e legalizzata dall’Autorità consolare italiana.
Saranno esentati soltanto i rifugiati politici e i cittadini arrivati in Italia da nazioni nelle quali per motivi accertati non è possibile ottenere quella certificazione (il ministero del Lavoro entro tre mesi dovrà fare un elenco preciso di questi Paesi e renderlo pubblico).
Resta invece confermata la regola che impone di essere residenti in Italia in maniera stabile da almeno dieci anni.
Inoltre nell’emendamento approvato sono previsti certificati provenienti dal Paese di origine anche per i cittadini stranieri che hanno figli nati in Italia, per quelli che si sono sposati in Italia o comunque abbiano fatto trascrivere il proprio matrimonio celebrato all’estero negli appositi uffici dei comuni italiani.
Ma non è questa l’unica novità in arrivo sul reddito di cittadinanza
La Commissione ha previsto infatti una correzione in corsa per i disoccupati in seguito a dimissioni volontarie.
Perderà il diritto al reddito nei dodici mesi successivi solo il componente del nucleo familiare che si è dimesso, ma non tutta la sua famiglia come invece era stato previsto in origine.
Infine i familiari di persone disabili saranno obbligati ad accettare un’offerta di lavoro solo se entro i 100 chilometri dalla zona della loro residenza e non più entro 250 km come nella prima stesura del testo.
Solo nel caso di una relativa vicinanza, infatti, le proposte di lavoro verranno considerate ‘congrue’ e quindi potenzialmente accettabili.
Reddito di cittadinanza anche ai lungo soggiornanti stranieri
Durante l’approvazione della manovra economica nelle Aule, il ministro Luigi Di Maio si era affannato a dire che una delle misure più importanti previste nel provvedimento, ovvero il reddito di cittadinanza, sarebbe andato soltanto ai cittadini italiani.
Fin da subito questa posizione del “capo politico” del Movimento 5 Stelle è stata criticata dalle opposizioni, che evidenziavano anche problematiche di natura strettamente costituzionale.
Ma anche dalla Lega era filtrato un certo malumore, in quanto la bozza del decreto prevedeva effettivamente l’assegno anche ai cittadini stranieri residenti in Italia da almeno 5 anni.
Per non rischiare di mettere in pericolo la vita dell’esecutivo, Di Maio aveva garantito ai microfoni della stampa che la misura avrebbe interessato “solo agli italiani”, ma stando a quanto emerso nelle ultime ore sembra che il M5S abbia deciso di innalzare la soglia a 10 anni, evitando così il rischio che la Corte Costituzionale dichiari illegittimo il provvedimento economico.
E precisamente i “cittadini italiani o di Paesi Ue, familiari titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, familiari provenienti da paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, cittadini di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per lungo-soggiornanti” e ai “residenti in Italia in via continuativa da 10 anni“
Lo ha ammesso lo stesso Di Maio, che ha utilizzato il termine “lungo soggiornanti”.
“La nostra norma sul reddito di cittadinanza è rivolta agli italiani – spiega il ministro pentastellato – Per fare questo innalzeremo il tetto dei lungo soggiornanti, in modo da rispettare le norme europee, ma allo stesso tempo per rivolgere la misura ai cittadini del nostro Paese.
Quindi, quei 5 anni che si legge nella bozza del decreto è da modificare, sarà più alto”.
D’altronde, i precedenti parlano chiaro.
Basti pensare al bonus mamma, che in un primo momento era stato concesso dall’INPS solo alle partorienti italiane, escludendo le straniere sprovviste di un permesso di soggiorno di lungo periodo.
Una sentenza del Tribunale di Milano, confermata in Corte d’Appello, ha poi allargato la platea anche alle donne straniere. Ecco perchè il Movimento 5 Stelle non vuole correre rischi.
In attesa di capire come reagiranno Matteo Salvini e i vertici leghisti, il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio, ha già espresso il proprio disappunto: “Il reddito di cittadinanza si chiama reddito di cittadinanza e va dato a chi è cittadino e gode della cittadinanza. Punto”.
Solo 129.000 domande presentate dagli extracomunitari
Il numero esiguo di extracomunitari è dovuta ai paletti previsti dalla normativa, in particolare i dieci anni di residenza di cui gli ultimi 2 continuativi hanno limitato il sussidio di una parte consistente di poveri stranieri extra-UE.