Lunedì prossimo la Giunta Toscana approverà la richiesta d’impugnazione contro la stretta ai servizi essenziali per i migranti voluta dal governo.
La Toscana era scesa subito in campo contro l’articolo 13 del Decreto Sicurezza voluto dal governo Conte e personalmente ispirato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e ora dalle parole si passa ai fatti.
Lunedì prossimo, 7 gennaio, la Giunta della regione guidata da Enrico Rossi (esponente del Pd) approverà una delibera per presentare ricorso alla Corte Costituzionale avverso all’applicazione della legge.
Rossi ha ribadito la sua solidarietà a quei sindaci, in primis Leoluca Orlando a Palermo e Luigi de Magistris a Napoli, che hanno già annunciato di non voler applicare le rigide norme del Decreto Salvini, giudicandole disumane perché lasciano in mezzo ad una strada e senza speranza migliaia di extracomunitari rendendoli così possibili prede della criminalità organizzata.
Così quindi una legge che promette maggiore sicurezza diventa invece l’emblema dell’insicurezza.
Non sarà così in Toscana, regione nella quale amministratori locali e volontari continueranno a compiere il loro dovere quotidiano di assistenza.
Il governatore ricorda come poco prima di Natale la Giunta della Toscana abbia approvato una proposta di legge, da votare nel prossimo Consiglio regionale, che verrà finanziata con 2 milioni di euro per la tutela dei diritti fondamentali della persona umana alla casa, all’istruzione, ad una adeguata alimentazione), indipendentemente dalla cittadinanza e dal fatto di essere italiani.
La posizione del titolare del Viminale
Una presa di posizione chiara che però è stata subito criticata pesantemente da Matteo Salvini, intervenuto ancora una volta sui social.
Il titolare del Viminale e leader della Lega ha ricordato che ci sono quasi 120 mila toscani, attualmente considerati in condizioni di povertà assoluta, oltre 20 mila domande presentate per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, mentre la sanità locale è nel mirino per le lunghe liste d’attesa e i turni massacranti per medici e infermieri.
E ha concluso precisando che “lui pensa ai clandestini, noi agli italiani”, riferendosi a Rossi.
A stretto giro il governatore toscano ha risposto rammentando al ministro che già nel 2010 la Corte Costituzionale si era pronunciata a favore della regione Toscana bocciando quindi il governo Berlusconi quando a Roma era stata approvata una legge simile, riconoscendo il diritto di ogni persona alla cura.
La presa di posizione da parte di Rossi e della Toscana segue di poco l’annuncio di Sergio Chiamparino, che ricopre lo stesso ruolo in Piemonte (anche lui Pd) e aveva annunciato di stare valutando se ci siano i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale e in quel caso non avrebbe esitato a fare ricorso.
Una mossa che presto potrebbe essere fatta pure dalla Calabria e alla quale sta pensando anche l’Umbria che per bocca della governatrice Catiuscia Marini ha promesso di garantire l’accesso alle cure e all’assistenza sanitaria per tutti.
E i sindaci ?
Per ora si registrano posizioni molto differenti,ma tutto dovrebbe essere più chiaro dopo la riunione del Consiglio direttivo dell’Anci (associazione che raggruppa di Comuni italiani) prevista per il 10 gennaio.
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