Convocazioni nelle prefetture: pratiche arenate nella fase istruttoria
A Milano si sta procedendo con 16 convocazioni a settimana che servirebbero più di 30 anni per portare a termine tutte le domande.
Regolarizzazione, completato solo lo 0,7% delle domande. Assunti 800 addetti per velocizzare l’iter
L’allarme dell’associazione “Ero Straniero” ha messo in evidenza una situazione su cui la politica non può certo fare finta di niente.
La regolarizzazione dei lavoratori stranieri, già interessata da una serie di criticità fin dalla sua attuazione, rischia di diventare un vero e proprio “flop”. Ma cosa sta succedendo esattamente?
I dati forniti dal Ministero dell’Interno mostrano come pochissime domande siano arrivate all’ultimazione dell’iter burocratico, consentendo ai richiedenti di ottenere il permesso di soggiorno.
In tutto il territorio italiano i permessi di soggiorno rilasciati sono appena 1.480 su un totale di 207.000 domande, vale a dire lo 0,71% del totale.
Una cifra davvero irrisoria, specialmente se si va a guardare anche i dati che riguardano gli altri “step” della procedura.
Come precisa “Ero Straniero”, infatti, le domande arrivate nella fase finale del procedimento sono solo il 5%, mentre alla fase precedente, ovvero quella dove viene convocato il datore di lavoro e il lavoratore per la firma del contratto di soggiorno in prefettura, sono giunte solo il 6% delle domande di regolarizzazione.
Ma il dato che preoccupa maggiormente è quello che vede una quarantina di prefetture in tutta Italia ancora completamente ferme, con le pratiche ancora arenate nella fase istruttoria.
Uno scenario che non fa che gettare ulteriori ombre su un provvedimento, quello della regolarizzazione (spesso definito “sanatoria”, ndr), fortemente voluto dall’ex ministra per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, per garantire una forte emersione dal lavoro nero nel settore dell’agricoltura.
Tuttavia, come noto, il grosso delle 207.000 domande di regolarizzazione (un numero oltretutto lontano dalle iniziali stime dell’ex governo “Conte bis”, ndr) è arrivato da un altro contesto lavorativo, ovvero quello domestico: dai braccianti è giunto solo il 15% delle domande.
Ecco i dati delle singole province, flop nelle grandi città
Stando a quanto emerge dai dati forniti dal Viminale, il “flop” appare evidente nelle grandi città.
Il caso più eclatante è quello di Milano, dove su 26.000 istanze non è registrata alcuna convocazione in prefettura e solo 289 pratiche si trovano nella fase istruttoria. Come sottolinea “Ero Straniero”, di questo passo ci vorrebbero 30 anni per completare l’iter di tutte le domande milanesi.
Non va meglio nelle altre città, come Roma, dove il ritmo attuale richiederebbe 5 anni per garantire il permesso di soggiorno a tutti i richiedenti.
Da cosa dipende principalmente questa lentezza burocratica? La campagna “Ero Straniero” individua come causa principale le rigide norme di contrasto alla diffusione del Covid-19, che obbliga ad effettuare convocazioni molto limitate e scaglionate.
Per questo motivo i promotori della campagna ritengono che una possibile soluzione sia quella di assumere ulteriore personale nelle questure e nelle prefetture, in modo tale che si formino dei “team” in grado di occuparsi esclusivamente delle pratiche relative alle domande di regolarizzazione.
Le difficoltà incontrate dagli stranieri
Ma le assunzioni non bastano. Sempre “Ero Straniero” chiede anche di risolvere un paio di questioni che creano intoppi, ovvero la richiesta di idoneità alloggiativa (molto spesso complicata da ottenere per i richiedenti) e l’impossibilità di subentro di un nuovo datore di lavoro nel caso si perda l’impiego precedente.
In ultimo, i promotori riferiscono anche di una certa difficoltà nel procedere al rinnovo del passaporto, per non parlare dell’attestazione di presenza sul territorio italiano all’8 marzo 2020, probabilmente una delle maggiori criticità.
Il programme expert on migration di ActionAid a nome della campagna “Ero straniero” Fabrizio Coresi, raggiunto dal “Sole 24 Ore”, precisa come il “salvataggio” di tutti coloro che rischiano di restare fuori deve avvenire tramite la considerazione di un effettivo radicamento sul territorio e l’assenza di legami con il paese di origine, e non soltanto in base al contesto lavorativo, dato che un eventuale licenziamento farebbe decadere lo status della regolarità.
Per farla breve, “Ero Straniero” propone un permesso di soggiorno per “comprovata integrazione” (da valutare caso per caso, ndr), uno dei passaggi principali della proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2017 dai promotori della campagna, che consentirebbe davvero un’emersione dall’irregolarità.
Le considerazioni dell’ex vice ministro dell’Interno Matteo Mauri,
L’ex vice ministro dell’Interno, Matteo Mauri, conferma quanto rilevato dalla campagna “Ero Straniero”, sottolineando come le norme anti-Covid abbiano rallentato le procedure “almeno del 50%”.
Tuttavia, sempre secondo Mauri, si è da poco conclusa l’assunzione con gara pubblica di 800 addetti con un contratto a tempo determinato. Queste figure, nei prossimi mesi, andranno a rinforzare le Prefetture, dove potranno dedicarsi interamente alle domande di regolarizzazione.
“Si sarebbe fatto già l’anno scorso se non ci fossero stati vincoli di bilancio sull’utilizzo di risorse pubbliche – afferma Mauri – Adesso la macchina è in moto e credo ci siano tutte le condizioni perché si proceda in modo spedito”.
A meno che qualcuno non sollevi qualche problema sulla procedura. Come noto, infatti, il centrodestra storce il naso di fronte alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri introdotta dal precedente governo “giallorosso” guidato da Giuseppe Conte, e non sono da escludere possibili intromissioni.
“Spero proprio di no – conclude Mauri – Perché si tratta di un’iniziativa che è nell’interesse di tutti”.
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Aggiornamento a cura dello Studio Legale
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