Sanatoria, burocrazia e covid rallentano le convocazioni

Pratiche ancora inevase, tantissimi lavoratori privi di tutele

Stranieri in attesa del permesso di soggiorno nel limbo della procedura

La regolarizzazione dei migranti, sponsorizzata dall’ex ministro alle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, e portata avanti dal governo “Conte bis” per favorire l’emersione dal lavoro nero di centinaia di migliaia di migranti impiegati nel settore agricolo e in quello domestico non ha prodotto i risultati voluti in termini di domande lavoro agricolo pervenute al Viminale (essendo per la maggior parte circoscritte al settore domestico e di assistenza alla persona).

Ma oltre ai numeri finali che non sono stati quelli auspicati dal passato esecutivo ora sostituito – 207.000 in tutto le domande presentate – sembra proprio che la stragrande maggioranza di quelle richieste di regolarizzazione sia rimasta ancora inevasa, nonostante siano passati già sei mesi dalla chiusura della finestra relativa alla regolarizzazione straordinaria.

Prefettura di Milano, con 26.000 domande ci vorranno anni per finire

Come riporta il quotidiano La Repubblica, infatti, solo a Milano vengono portate a compimento appena 16 procedure al giorno (in media): con questo passo, per arrivare a concludere gli iter di tutte le 26.000 domande fatte pervenire dai lavoratori stranieri serviranno molti anni.

Non va meglio in altre parti d’Italia. Basti pensare che a Firenze, che è forse uno dei luoghi dove si ha una maggiore accelerazione, i contratti firmati sono stati 100 su 4.483, appena il 2,5% del totale.

E poi c’è la situazione di Caserta, dove le domande di regolarizzazione sono state in tutto 6.622 ma finora nessun lavoratore straniero è riuscito a rientrare nella sanatoria.

Sanatoria stranieri 2020 nella gazzetta ufficiale

Vite appese a una sanatoria

Una fase di stallo a dir poco inaccettabile, specialmente se si pensa che tutte le persone che hanno inoltrato domanda, oltre ad avere le loro vite “appese”, hanno anche dovuto far fronte ad un esborso economico di 500 euro a testa per presentare la richiesta, con un incasso per le finanze dello Stato di circa 94 milioni di euro.

Da quanto fa sapere Business Insider Italia, il Ministero dell’Interno avrebbe invitato nelle ultime settimane le Prefetture ad accelerare le pratiche, ma va sottolineato come dal mese di agosto ad oggi non siano stati più forniti dati e numeri in merito all’avanzamento dello stato delle domande.

In questo modo le persone che hanno fatto domanda di regolarizzazione, sebbene possano contare sulla retroattività dei rapporti di lavoro e della regolarizzazione dello status di immigrato, sono comunque impossibilitate ad accedere a tutte le misure di sostegno che il governo ha messo in campo per fronteggiare la crisi generata dalla pandemia di coronavirus.

Ma quali sono le cause di questa enorme lentezza ?

Il problema principale sembrerebbe risiedere nella gestione delle pratiche amministrative (tra cui anche i permessi di soggiorno, ndr) all’interno degli uffici di immigrazione, che vedrebbe ormai da tempo immemore l’impiego di personale largamente insufficiente.

Una carenza cronica che ha portato a stanziare ben 30 milioni di euro nell’ultimo DL Rilancio per garantire una velocizzazione delle procedure con contratti a termine tramite agenzie di somministrazione di lavoro. Ma nonostante questa imponente spesa, i problemi burocratici sono rimasti gli stessi di prima.

Questa situazione va ad aggiungersi alle altre criticità che accompagnano la regolarizzazione straordinaria fin dalla chiusura della finestra.

Una regolarizzazione contro il caporalato rimasta incompleta

L’obiettivo del governo “Conte bis” e della ministra Teresa Bellanova era soprattutto quello di “spezzare” il lavoro nero largamente diffuso nei campi e “liberare” di fatto i braccianti agricoli dal caporalato che imperversa soprattutto nelle regioni meridionali.

Ma le domande provenienti dal settore agricolo sono state all’incirca 30.000, mentre sono giunte al Viminale circa 177.000 richieste da parte di colf e badanti, baby sitter e lavoratori domestici in generale.

Migliaia e migliaia di persone che aspettavano da tempo di non essere più invisibili, ma che sono costrette a restare tali a causa di una burocrazia che in Italia continua ad attanagliare.

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    Aggiornamento a cura dello Studio Legale

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