Italia, dal 3 giugno confini aperti con i Paesi Ue
Da inizio giugno sarà possibile entrare in Italia da tutti i Paesi Ue più Svizzera e Monaco, senza blocchi e quarantene
Tra i vari provvedimenti previsti e votati nel nuovo Decreto che sta per entrare in vigore c’è anche la riapertura delle frontiere italiane.
Non subito, seguendo l’esempio di quanto fatto nei giorni scorsi da Germania e Austria, ma comunque da lunedì 3 giugno.
Una possibilità unilaterale, almeno per il momento, perché se è vero che l’Italia apre le sue frontiere con tutti i Paesi dell’Area Schengen non è ancora chiaro il contrario.
In pratica per tutti quelli che entreranno in Italia, anche eventualmente passando dagli aeroporti che poco alla volta verranno aperti, non ci saranno controlli ulteriori e soprattutto nessun isolamento di 14 giorni come invece è previsto adesso.
Vale per i Paesi dell’Area Schengen ma anche per altri confinanti come Svizzera e Monaco.
Un provvedimento quasi obbligatorio, perché il rischio concreto è quello di perdere una larga fetta di turismo in arrivo dall’estero, a cominciare proprio dalla Germania diversi Lander tedeschi nei giorni scorsi hanno cominciato a spingere i loro concittadini verso altre mete, a cominciare da Slovenia e Croazia che hanno avuto certamente meno casi.
Ma anche verso la Turchia che invece è stata molto colpita però è diventata negli ultimi anni un feudo tedesco.
Prossimamente è attesa la presa di posizione della Commissione europea che sta coordinando le varie riaperture dei confini nei diversi Paesi.
Toccherà all’Ecdc (l’Agenzia dell’Ue per il controllo delle malattie), tracciare la mappa del territorio europeo e sbloccare o meno il traffico dei viaggiatori seguendo l’evoluzione dei contagi.
Ma se l’Italia apre, senza condizioni, ai cittadini stranieri dell’UE, la reciprocità non è scontata.
La consigliera federale svizzera Karin Keller-Sutter intervistata dalla radio SRF :
“Una decisione unilaterale dell’Italia di cui prendo atto, ma la Svizzera deciderà autonomamente – ha detti – se consentire il rientro di persone provenienti dall’Italia. Abbiamo avuto contatti con l’Italia la settimana scorsa, ma non si è parlato di questa riapertura. È importante che ci coordiniamo in maniera stretta su questo tema con il Canton Ticino, che è stato molto colpito dalla pandemia”.
Emergenza coronavirus: frontiere UE rimaste chiuse durante la pandemia. Sospensione del Trattato di Schengen.
Per trenta giorni nessun straniero è potuto entrare nell’Unione Europea dai paesi extra-Schengen per l’emergenza Covid-19.
Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al termine della videoconferenza tra i capi politici del G7.
Il leader francese Emmanuel Macron nel suo messaggio alla Francia, ha dichiarato che dal 17 marzo 2020 a mezzogiorno le frontiere d’ingresso dell’Unione europea e dello spazio Schengen resteranno chiuse.
Lo spazio Schengen è sospeso e la UE chiude le sue frontiere esterne, “tutti i viaggi tra i Paesi extra UE ed europei saranno sospesi per 30 giorni”, così conclude Macron.
Il blocco non riguarda i cittadini dell’unione europea (e quindi anche i cittadini italiani) che ritornano a casa, ma sono esenti anche personale sanitario e ricercatori stranieri.

Ecco come è nato il patto di Schengen e che cosa prevede
il Trattato di Schengen regola la libera circolazione delle persone nell’Europa comunitaria e funge da controllo per il terrorismo internazionale.
Già un provvedimento adottato in passato da un doppio appuntamento internazionale in Italia con il G7, quello di Bari dall’11 al 13 maggio e soprattutto quello di Taormina il 26 e 27 maggio, e che ha generato in passato lunghe code agli imbarchi, soprattutto in aeroporto.
Come è nato il Trattato di Schengen e quali sono le sue norme?
Nel 1985 a Schengen, cittadina lussemburghese sino ad allora ignota ai più, venne firmato un primo accordo sull’abolizione dei controlli alle frontiere, sino ad allora molto rigidi, tra alcuni Paesi che hanno fondato l’Europa comunitaria ed erano confinanti tra loro come Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e quella che allora era la Germania Ovest.
Un accordo fuori dalle norme dell’Unione Europea perché non venne trovato il consenso generale dei 10 Paesi che ne facevano parte, ma cinque anni dopo lo firmò anche l’Italia seguita nel 1991 da Spagna e Portogallo, nel 1992 dalla Grecia, nel 1995 dall’Austria e successivamente anche da altre nazioni. Dal 1997, grazie al Trattato di Amsterdam, è entrato ufficialmente a far parte delle leggi comunitarie.
Dopo una sua naturale evoluzione, dal 1995 (e due anni dopo per l’Italia), il Trattato abolisce i controlli sistematici alle frontiere interne dei Paesi che aderiscono all’area Schengen, anche se sono previsti controlli a campione, ma sono obbligatori quelli alle frontiere esterne, ossia di Paesi che non fanno parte dell’UE.
Non vengono toccati invece i controlli all’interno di un singolo Paese, regolamentati dalle leggi nazionali. Inoltre è stato varato un sistema di scambio di informazioni chiamato Sis (oggi Sis 2) che dipende direttamente dagli Stati membri dell’Unione.
Quali sono quindi i Paesi che fanno parte dell’Area Schengen ?
In tutto sono 26 in Europa: 22 sono membri dell’Unione Europea, tolti Gran Bretagna e Irlanda, Cipro che dopo l’invasione della Turchia è divisa in due, Croazia, Bulgaria e Romania.
Hanno aderito anche Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein che non fanno parte dell’UE.
Casi di sospensione dell’accordo di Schegen
Il Trattato di Schengen prevede la possibilità di deroghe in caso di emergenza o di minaccia e può essere sospeso fino a due mesi.
Al di là di quello che prevede il Trattato di Schengen, in caso di emergenza o situazioni molto speciali a cominciare da grandi eventi politici internazionali che possano comportare il rischio attentati e disordini, è consentito ai Paesi aderenti introdurre i controlli obbligatori alle frontiere interne per un massimo di 30 giorni, ma bisogna informare preventivamente la sede centrale del Parlamento europeo a Bruxelles.
E dopo una valutazione del rischio, sono anche possibili controlli mirati per assicurare la massima sicurezza alla popolazione locale.
Sei all’estero e il tuo permesso di soggiorno è in scadenza
Ecco cosa fare. Attendi con pazienza l’apertura dello Spazio Schengen. Invia nel frattempo al Consolato Italiano una email, meglio se pec, spiegando la tua situazione personale con i numeri del permesso di soggiorno in mano.
Il Ministero degli Esteri ha specificato che non occorre ottenere un visto di reingresso, anche nel caso di permesso di soggiorno scaduto.
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