Bocciato il ricorso di alcune regioni che avevano contestato il Decreto immigrazione voluto da Matteo Salvini e approvato a fine 2018
Alcune amministrazioni regionali avevano presentato ricorso, ma la Corte Costituzionale ha ritenuto corretto il Decreto sicurezza promosso dal ministro Matteo Salvini e che nel dicembre del 2018 è diventato legge dello Stato.
Ad opporsi erano state Emilia Romagna, Marche, Toscana, Calabria e Umbria che già nei giorni successivi alla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale avevano deciso di impugnare diverse disposizioni previste dal Decreto, dichiarando che c’era stata una evidente violazione delle loro competenze in materia.
Ora però la Corte Costituzionale, che si è riunita il 20 giugno scorso, ha giudicato inammissibili i ricorsi.
Le nuove disposizioni su materie come i permessi di soggiorno, l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo ma anche gli Sprar (cioè il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di per sé non aggirano le loro competenze e sono state promulgate dallo Stato nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva.
Nelle prossime settimane verrà anche depositato il testo completo della sentenza, ma intanto l’Ufficio Stampa della Corte ha già fatto sapere che le nuove regole volute dal governo rientrano.
Nell’ambito delle competenze riservate solo allo Stato su materie come immigrazione, asilo e condizione giuridica dello straniero come prevede l‘articolo 117 della Costituzione e questo non va ad incidere sulle competenze regionali.
Però allo stesso tempo “ogni valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate resta impregiudicata”.
La Corte Costituzionale nella stessa seduta ha anche preso in esame alcune disposizioni contenute nel titolo II del Decreto Sicurezza, confermando che i prefetti comunque non possono sostituire la funzione dei sindaci.

La sentenza della Corte è stata commentata il maniera opposta dalle parti in causa.
Il sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, esulta perché ritiene sconfitta la linea di quelle amministrazioni regionali che fanno capo al Partito Democratico e quindi tutti adesso, compresa la giunta dell’Emilia Romagna guidata da Stefano Bonaccini, dovranno adeguarsi rispettando una legge dello Stato.
Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, prende invece atto della decisione presa dalla Corte Costituzionale ma si tratta soltanto di una battaglia e non del risultato finale della guerra “che abbiamo intenzione di combattere contro chi, come il ministro Salvini, calpesta i diritti umani più elementari”.
In ogni caso in Consiglio regionale si sta già discutendo una proposta di legge della Giunta per individuare tutte le modalità destinate all’erogazione dei servizi per garantire livelli minimi di dignità umana a tutti e presto sarà anche approvata.
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